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Crisi di coppia, quando lasciarsi è difficile

A volte, chi vive una crisi di coppia può domandarsi: “Ma chi me lo fa fare di stare insieme a lui/lei?” tuttavia, nonostante l’intenzione di lasciarsi e, a volte, l’aver già dichiarato la fine della relazione, molte coppie si trovano a vivere l’impossibilità di lasciarsi davvero.

Crisi di coppia, di chi è la responsabilità?

 

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Bisogna tenere presente che quando si tratta di decidere di lasciarsi, sebbene ci sia una differenza sostanziale tra i due partner in quanto alla decisione presa, abbiamo infatti una persona che lascia e una che viene lasciata, e ai sentimenti provati, che sono solitamente il senso di colpa di chi lascia e il senso di abbandono in chi viene lasciato, è altrettanto vero che entrambi i partner hanno collaborato nel far vivere la loro relazione e, di conseguenza, sono entrambi responsabili nel realizzarne e nel gestirne la fine.

Come insieme si stringe un patto, insieme lo si scioglie, anche se solo uno dei due partner interpreta attivamente la parte di chi lascia, l’altro non può definirsi come estraneo alla decisione, tanto è vero che con le sue azioni induce e provoca l’altro, a volte inconsapevolmente, a confermare la sua intenzione di lasciarlo.

Partiamo quindi dall’inizio: due persone, come sostiene Malagoli Togliatti M. (1999), quando diventano una coppia, stringono due patti: uno dichiarato ed esplicito, che ricorda molto la formula “nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia” ovvero una dichiarazione di impegno e di assunzione di diritti e doveri, ed un altro segreto ed implicito, di natura affettiva, relativo al considerare il partner come l’unico capace di soddisfare le proprie esigenze e i propri bisogni più profondi; di questa parte non siamo consapevoli e ha le radici nella propria storia personale e familiare.

Dall’incontro di questi due patti, nasce il patto di coppia, e allo stesso tempo, dal loro incontro/scontro può nascere la crisi di coppia e la sua fine.

 4 tipologie di crisi

 

Riprendendo la suddivisione di Cigoli (1999), vediamo i casi in cui la coppia può fallire.

Nel primo caso, la crisi di coppia nasce dal “fallimento dell’incastro” dei due patti, che riguarda una contraddizione presente tra patto dichiarato e patto implicito. In questa dinamica i due partner danno per scontato il patto dichiarato, considerandolo un diritto più che un impegno, e non riescono a metterlo insieme al patto segreto, in questo modo ognuno dei partner cerca di imporre i propri bisogni all’altro, di usarlo, il compagno è considerato tale solo quando incontra e soddisfa le proprie esigenze affettive. Il partner si muove lungo la stessa lunghezza d’onda. Si potrebbe parlare di una relazione di lui e una di lei, le cui necessità non si incontrano. Manca quindi la mutualità, cioè quel tenersi per mano nell’affrontare insieme gli eventi.

Ecco un esempio tratto da Cigoli (1999):

“Luisa e Marco. Luisa cercava un uomo forte e sicuro, in grado di fornirle la certezza che non l’avrebbe mai esposta al dolore del divorzio provato nella sua famiglia di origine. Marco cercava una donna dedita a lui, senza altri pensieri se non quello di sostenerlo nella sua missione di riuscita sociale, così da riscattare la figura del padre che a suo tempo, con un fallimento economico, aveva esposto la famiglia alla vergogna. I due hanno dichiarato il patto, ma il patto segreto non funziona, ciascuno infatti si aspetta tutto dall’altro, lo controlla e allo stesso tempo pensa che sia mancante e inaffidabile.”

La seconda tipologia di crisi di coppia si caratterizza per l’ “esaurimento del compito”. L’incastro tra patto dichiarato e patto segreto è riuscito. La coppia tramite il legame ha raggiunto l’obiettivo reciproco (anche se inconsapevole), il patto perde quindi di vitalità e di vigore, la coppia non riesce a rilanciarlo.

“Vittorio e Lucia. Vittorio e Lucia si sono sposati giovani. Sentono di essersi supportati a vicenda nel far fronte l’uno alla miseria della propria vita familiare, l’altro all’indifferenza che regnava nella sua famiglia. Gli anni vissuti insieme hanno dato loro l’energia per sentirsi vivi, tuttavia adesso sentono che loro relazione è finita, non ne avvertono più la vitalità”.

La terza tipologia di crisi è relativa all’ “avvenimento sconcertante”. Avviene una trasformazione della relazione tale da far saltare il patto. Questo può succedere ad esempio con la nascita di un figlio. Uno dei partner, che solitamente è l’uomo, sente rompersi l’equilibrio che lo vede al centro della cura, l’altro, solitamente la donna, convoglia tutte le proprie energie verso il figlio. In ogni caso, quello che caratterizza questa tipologia di crisi è che un membro della coppia, manifesta all’altro aspetti di sé totalmente sconosciuti in precedenza (“Non è l’uomo/donna che ho sposato”). L’avvenimento sconcertante può riguardare anche l’incontro con una persona terza rispetto alla coppia, dando luogo a un tradimento.

“Andrea e Sira. Andrea e Sira sono alla ricerca di cura e accudimento, si forma tra loro un legame così stretto che è quasi impossibile entrarvi. Mossi dal bisogno di fare famiglia, vogliono un figlio. Con la gravidanza e la nascita del figlio il rapporto entra in una grave crisi. Con l’entrata di un terzo, la loro fusione si spezza.”

La quarta e ultima tipologia di crisi di coppia è caratterizzata dalla “debolezza del patto”, si potrebbe definire una tipologia di relazione che è figlia della società occidentale odierna, allineata con i valori narcisistici del nostro contesto sociale. In questo caso è il patto dichiarato ad essere poco investito. L’impegno a sostenersi nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, cede il passo alla ricerca della felicità, del brivido ad ogni costo, per i due partner ci sono sempre nuove emozioni da provare. Nella cultura occidentale infatti, il patto dichiarato, che riguarda l’avere dei doveri a cui bisogna rispondere, sembra aver perso di valore, dislocando nell’altro le colpe di impedire la ricerca della propria felicità.

“Eliana e Giorgio. Eliana si è sentita attratta da Giorgio, un tipo avventuroso, Giorgio da parte sua si è sentito importante, in quanto lei lo ha scelto tra molti, anche se ha tentennato a lungo prima di cedere per paura di perdere la sua libertà. Dopo poco più di due anni Eliana lascia Giorgio a causa della sua insensibilità e distanza. Il problema del patto dichiarato nemmeno la sfiora, adesso sente che i suoi bisogni sono cambiati.”

La crisi di coppia quindi è una frattura relativa ai due patti.

Quando lasciarsi è difficile?

 

Non basta dichiarare la fine di una relazione perché questa avvenga, sarà capitato infatti a molte coppie di non riuscire a rompere definitivamente con il partner. Questo solitamente avviene quando a fronte di un patto dichiarato infranto, non si riesce a sciogliere quello segreto e inconsapevole.

Questo è il caso del legame disperante, in cui i due partner non riescono a smettere di sperare in quel legame, anche se vivono separatamente e hanno già costruito nuovi legami è sempre quel legame che conta e domina sugli altri, continuando a sperare che in qualche modo avvenga un cambiamento dell’altro (“basterebbe che lui/lei facesse/cambiasse”).

Un’altra manifestazione del legame disperante è quella in cui si addossano all’altro tutte le colpe della fine della relazione, il partner viene incolpato di essere “il male” e sentiamo la volontà di distruggerlo economicamente e psicologicamente, di annullare la relazione che c’è stata, cosa che in realtà indica che ancora esiste una fortissima dipendenza psicologica tra i due partner.

I due partner non riescono a raggiungere quello che Bohannan ha chiamato il divorzio psicologico, l’unione non può essere mantenuta perchè è distruttiva, fa soffrire in modo eccessivo, ma allo stesso tempo recidere il legame comporterebbe un’angoscia profonda, da evitare perchè troppo dolorosa.

Come può aiutarti lo psicologo?

 

Come si può uscire allora da questa impasse? Bisogna tenere in mente che i legami non si tagliano, né si aboliscono, essi piuttosto si trasformano ma non si può sperare nella loro sparizione.

Non è possibile uscire da un legame annullandolo, anche se questo è quello che alcune persone cercano disperatamente, è bensì possibile separarsene, nel senso di riconoscerlo per quello che è ed è stato, sentendo che dal legame è uscito qualcosa di buono per i due membri che dovrebbero riconoscere almeno alcuni motivi per poter essere grati all’altro.

Se non si riesce a compiere questo passo, ci si può rivolgere ad uno specialista che sosterrà i partner nell’affrontare la perdita oppure nel rilanciare il legame, cercando i motivi, che solitamente hanno a che fare con il patto segreto, per cui sia impraticabile compiere questa fine. Il processo di separazione infatti si conclude positivamente quando entrambi i partner hanno accettato la fine del rapporto e ne hanno compreso le cause e le dinamiche implicite.

Lo scopo di un percorso è questo: dare spessore alla relazione, offrire ai due partner un senso di quello che gli è successo, potendo sentire di aver dato qualcosa e di aver ricevuto qualcosa, oppure sentire che se non è stato possibile farlo, non è stato per malvagità di uno dei due, ma piuttosto per delle precise circostanze.

 

Creo con te il percorso su misura

Dott.ssa Beatrice Ottaviani Psicologa in Valdarno

 

BIBLIOGRAFIA
Cigoli, V., Il patto infranto, in Andolfi, M. (ed.), La crisi di coppia: una prospettiva sistemico-relazionale., Cortina, Milano 1999: 397- 429
Andolfi M. (1999), La crisi di coppia: una prospettiva sistemico-relazionale., Cortina, Milano