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Separazione e nuovo compagno, come comportarsi?

Separazione e nuovo compagno: una nuova famiglia da costruire. Le espressioni famiglia ricostituita, allargata, ricomposta, aperta,  sono nate per definire quella famiglia in cui i partner hanno già un’esperienza matrimoniale alle spalle e talvolta anche dei figli.
Si dovrà costruire una nuova identità familiare, fondata su regole nuove e su rapporti che prima non esistevano. Come gestire quindi al meglio la separazione, il nuovo compagno e i figli?

Una premessa importante: l’identità dei figli di genitori separati

Queste novità nella famiglia e nello stile di vita possono essere all’origine di crisi di identità nei figli se non gestite correttamente.

E’ noto che i bambini hanno bisogno di stabilità, di punti di riferimento chiari e facili da individuare. Questi punti di riferimento fisici e psicologici sono le fondamenta su cui essi costruiscono man mano il proprio senso di sicurezza e la propria identità. Il senso di sicurezza e l’autostima del bambino dipendono dagli adulti che si occupano di lui e l’identità familiare è una dimensione fondamentale, una carta d’identità con cui il bambino si presenta al mondo.

Poiché la famiglia ha questo ruolo di supporto nella costruzione dell’identità, è evidente che quando entra in crisi, si frammenta, anche la formazione dell’identità dei figli ne risente. Si tratterà allora, di prendere delle contromisure efficaci e tempestive. Se non si presta attenzione a questo aspetto, anche quelli collegati, come la relazione con i genitori separati, con il nuovo compagno e i fratelli acquisiti, rischiano di rimanere compromessi.

Una delle prime misure da prendere perciò consiste nell’aiutare i figli a definire la nuova identità familiare. Si tratterà di una famiglia un po’ più complicata della precedente, con un nuovo compagno e qualche volta anche dei nuovi fratelli, ma pur sempre una famiglia con le sue figure di riferimento, i suoi personaggi e la sua storia, una storia che si complica e si trasforma ma le cui origini non vanno cancellate.

Se le nuove coppie cercano di staccarsi emotivamente dal passato per poter far funzionare al meglio la nuova composizione familiare, per i figli, invece il legame con il passato resta una dimensione importante, alla radice della loro identità.

Passare dal “noi” della prima famiglia al “noi” della seconda è possibile ma non immediato e richiede del tempo.

Un bambino che ha più padri e madri può domandarsi anche se ha più parentele: i nonni e i cugini dei suoi fratelli acquisiti sono anche suoi parenti? No, è necessario spiegare che le sue radici stanno nei parenti dei suoi genitori biologici. Bisogna spiegare al bambino che questo è immutabile, per consentirgli di individuare le proprie origini senza ambiguità.

Gli si spiegherà anche che nella nuova famiglia avremo un rapporto con persone non imparentate, che nutrono un affetto tra di loro. Questo affetto maturerà piano piano che si vivrà insieme sotto lo stesso tetto, creando una famiglia parallela a quella di origine.

A volte il genitore affidatario può pensare che un secondo matrimonio rappresenti una nuova partenza e ritenere che sarebbe meglio per il figlio frequentare il meno possibile il genitore biologico.

Questo non funziona mai, perché implica che il bambino non tagli solo con il proprio genitore ma che dimentichi la sua vita familiare precedente, insieme alla sua famiglia composta di nonni, zii, cugini e che vada quindi a negare parte della propria identità. I bambini a cui viene fatto questa richiesta sono i più angosciati, è importante quindi che i genitori incoraggino sempre il legame con il genitore biologico.

E’ quindi possibile che i figli possano appartenere felicemente a due famiglie purchè li si accompagni nel legare il passato e il presente: il passato non può essere ignorato ma nemmeno dominare il presente.

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Separazione e nuovo compagno: i tempi

E’ necessario essere consapevoli dei tempi necessari al processo di costruzione della nuova famiglia, che parte subito con una grande sfida: il dover divenire famiglia senza aver avuto una storia precedente attraverso la quale solitamente la famiglia lentamente si costruisce.

Prima di tutto per il figlio di genitori separati occorre un certo tempo per elaborare il “lutto” causato dalla perdita del precedente stile di vita, la perdita della presenza quotidiana di un genitore, la perdita di alcune abitudini e ritualità a cui ci si era affezionati e che davano un certo senso di ordine e di stabilità.

Sarebbe bene quindi che il nuovo compagno venisse presentato nel momento in cui si iniziano ad avere dei progetti condivisi con lui.

I compiti necessari per creare la nuova famiglia sono i seguenti:

-la nuova coppia deve maturare e deve divenire solida
-i precedenti legami genitori-figli devono essere mantenuti ed evolversi
-le nuove relazioni tra il nuovo compagno, i figli acquisiti e fratelli acquisiti devono essere sviluppate
-deve nascere un senso di appartenenza alla nuova realtà familiare

Come possiamo vedere sono molti compiti per i quali solitamente servono dai 2 ai 4 anni.

La casa

Soprattutto per i bambini e i ragazzi cambiare casa può diventare un fattore che pesa sulla loro stabilità emotiva, già compromessa dal doversi adattare a molti cambiamenti.

In una ricerca condotta da Francescato e Locatelli emerge come cambiare casa aveva condotto all’instaurarsi di relazioni negative con maggiore probabilità rispetto a quando si era rimasti nella vecchia casa di famiglia mentre rimanere nella stessa casa avrebbe favorito relazioni positive con il nuovo compagno.

E’ altrettanto importante che i bambini facciano la conoscenza del nuovo compagno prima di coabitare e se c’è una forte incompatibilità è preferibile lasciar passare del tempo prima di iniziare una coabitazione.

All’interno della casa sarebbe opportuno avere i propri spazi personali. Lo spazio fisico, come avere la propria camera, per ciascun componente della nuova famiglia è la misura della capacità di questa nuova realtà di garantire a tutti i membri rispetto per l’autonomia e per la privacy e di trovare, soprattutto per i figli, uno spazio fisico che corrisponde ad un luogo mentale, sia nella casa del genitore affidatario che in quella del genitore non affidatario, cioè di sentire che c’è posto per loro nella nuova famiglia.

Il rapporto tra il nuovo compagno e il figlio

Un importante considerazione da fare è che la serenità nella nuova famiglia e il grado in cui si potrà instaurare una relazione positiva tra i figli di genitori separati e i nuovi compagni dipende sicuramente dalla qualità della relazione tra ex coniugi (ho parlato della difficoltà della coppia di lasciarsi qui).

E’ facile che nel caso in cui il figlio si trovi in une relazione conflittuale tra i genitori che si trovi in un conflitto di lealtà e senta di infrangere la fedeltà al genitore biologico se si lega al nuovo compagno.

Gli ex coniugi che hanno tra loro una relazione positiva avranno una buona relazione come genitori e quindi tutti i legami saranno più fluidi ed elastici.

Sicuramente il ruolo del nuovo compagno con i figli porta una serie di difficoltà senza dubbio dovute all’ambiguità e alla confusione del suo ruolo.

La vaghezza del ruolo è sicuramente espressa anche a livello legislativo, la legge infatti difende i rapporti di parentela tra consanguinei ma non esistono norme giuridiche che regolino i rapporti tra i nuovi partner e i figli, il nuovo partner dal punto di vista giuridico non può prendere assolutamente le funzioni del genitore biologico anche se questo non è presente dal punto di vista materiale e affettivo nella vita del figlio da molto tempo.

Quindi può darsi che mentre il genitore affidatario inviti il compagno a occuparsi dell’istruzione e della salute dei figli e lui o lei vorrebbe partecipare, le autorità scolastiche e sanitarie considerino il partner al pari di un estraneo in quanto a diritti e doveri.

Una difficoltà per il nuovo compagno può essere quella del confronto educativo con il genitore biologico soprattutto se il bambino è ancora piccolo, caso in cui la chiarezza dei confini diventa fondamentale.

Sembra che il modo migliore sia quando il nuovo compagno offre sostegno emotivo ed una relazione amichevole senza imporre la sua autorità: il rapporto può allora diventare per il bambino fonte di stimolo e di incentivo.

La situazione ideale si verifica quando il nuovo compagno aiuta i figli del proprio partner a mantenere una buona relazione con il genitore biologico, quando non crea competizioni e non cerca di sostituirsi a lui. Il bambino infatti può avere diverse figure di attaccamento e con ognuna stabilire un rapporto diverso.

Esistono degli studi che hanno evidenziato come l’età dei figli possa avere un’influenza o meno nell’accettazione delle nuove figure genitoriali.

I momenti migliori per costruire il nuovo nucleo familiare sembrano essere quelli in cui i figli sono molto piccoli oppure abbastanza grandi (17-18 anni).

Quando sono piccoli, se il nuovo partner è disponibile ed affettuoso, i bambini riescono gradatamente ad accettarlo e a stabilire buoni rapporti.

Nei ragazzi più grandi l’evento può essere gradito in quanto li aiuta a liberarsi della responsabilità verso il genitore biologico soprattutto quando sono preoccupati del suo benessere.

Relazioni tra fratelli acquisiti

Per quanto riguarda i fratelli che entrano in famiglia all’improvviso, l’adattamento tende ad essere più faticoso se il figlio è più grande. Il figlio può avere l’impressione che i propri spazi fisici e psichici vengano invasi dai più piccoli, proprio nell’età in cui iniziare a percepirsi più autonomo all’interno della famiglia è fondamentale.

Le difficoltà possono insorgere se i fratelli si trovano a dividere la stessa camera, gli stessi oggetti, ma anche se la posizione all’interno della fratria cambia, cosa che può inizialmente destabilizzare, soprattutto quando si cede il posto del “più grande”o del “più piccolo”.

Naturalmente anche queste difficoltà possono essere superate nell’ arco di un po’ di tempo e rappresentare addirittura un vantaggio perché i figli si abituano a maggiore apertura e flessibilità, ad adattarsi a situazioni ed esigenze diverse.

Dagli studi emerge inoltre come sia il comportamento degli adulti a influire positivamente o negativamente su questi rapporti tra fratelli acquisiti, un altro fattore importante è anche l’età dei ragazzi, nel senso che più sono vicini tra loro più è facile che stabiliscano una relazione significativa e positiva.

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Possibili scenari

Si è detto che ci vuole un periodo di adattamento, spesso lungo, quando si fa una separazione e un nuovo compagno arriva per formare una nuova famiglia. Il tempo è una dimensione fondamentale: ci vuole tempo elaborare il lutto della perdita della vita precedente, tempo per negoziare i bisogni del gruppo e quelli di ognuno, tempo per potersi conoscere e accettare gli uni con gli altri.

Questa regola non è assoluta, qualche volta l’arrivo di un nuovo compagno e la formazione di una nuova famiglia sono accolti bene fin dall’inizio.

Il figlio dei genitori separati è contento di vedere che il suo genitore è più sereno, ha l’impressione di fare parte di nuovo di una famiglia “normale”, “con un papà e una mamma in casa” come ha detto un bambino di 6 anni. La nuova relazione cioè porta ordine, stabilità e quindi anche identità familiare. Può sentirsi anche sollevato da una relazione troppo stretta e soffocante con il genitore affidatario, soprattutto se lo ha visto molto sofferente.

Oppure il figlio può preferire la nuova famiglia alla prima, soprattutto se i figli del nuovo partner sono coetanei, andando a creare una famiglia più movimentata ma con dentro più persone e luoghi.

Conclusioni

Bisogna riconoscere al bambino il diritto di avere una storia familiare, se non lo costringiamo a scindere dolorosamente il passato dal presente, ma lo aiutiamo a collegare le due dimensioni temporali, se lo aiutiamo a mantenere i legami con entrambi i genitori, egli sopporterà meglio quei cambiamenti che inevitabilmente si verificheranno nella sua vita affettiva e quotidiana, potendosi permettere un rapporto più sereno con il nuovo compagno.

Bisogna saper ascoltare il bambino, lasciarlo parlare e sfogare, reggendo, anche se per il genitore può essere difficile, tutta la gamma di emozioni portate da lui: la tristezza, la rabbia, il risentimento. Parlargli usando parole tranquillizzanti che possano ridurre le sue fantasie di abbandono, che chiariscano i fatti senza creargli ansie e inutili tormenti. Anche se è piccolo infatti gli si possono dare delle spiegazioni, purchè adeguate all’età.

Essere consapevole di quello che gli sta succedendo e di quello a cui va incontro lo rende più forte e meno vulnerabile. Sapere in anticipo se dovrà cambiare casa, se dovrà condividere la camera da letto con qualcuno, a chi dovrà obbedire, lascerà il tempo al bambino per immaginare come andranno le cose e potrà adattarvisi.

I bambini devo creare una storia familiare e individuale con una sufficiente continuità.

Creo con te il percorso su misura

Dott.ssa Beatrice Ottaviani Psicologa in Valdarno

 

 

BIBLIOGRAFIA
M. Andolfi, La crisi della coppia. Raffaello Cortina Editore, Milano 1999.
Francescato D., Locatelli M. (1999), Luci e ombre delle famiglie aperte. In La crisi della coppia. Raffaello Cortina Editore, Milano 1999.
Oliviero Ferraris A. (1999), Figli di famiglie divorziate e ricomposte: identità e storia familiare. In La crisi della coppia. Raffaello Cortina Editore, Milano 1999.